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Un nuovo modello di "spazio condiviso" tra ambiente, persone e diritti

Luciana Delfini (2024).

Articolo completo. Sul tema della responsabilità sociale è stato detto e scritto molto, ma c’è ancora una lunga strada da percorrere. Va accolta con favore, quindi, la “Posizione definitiva in prima lettura” della Direttiva sulla Corporate Sustainability Due Diligence (CSDDD) nella quale il Parlamento europeo, al (1) considerando e richiamandosi ai principi fondamentali dell’Unione: “rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell'uguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani sanciti nella Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea” evidenzia come questi valori dovranno essere la guida per gestire e sviluppate le azioni di promozione economica, sociale e ambientale.
La direttiva è il primo strumento normativo dell’UE recante obblighi di due diligence per garantire il rispetto dei diritti umani e degli obblighi in materia di ambiente lungo la loro catena di attività delle imprese, integrando le leggi sulla disclosure di sostenibilità con azioni da intraprendere per gestire al meglio i rischi ambientali e sociali.

Adottata dal Consiglio dell'UE il 24 maggio 2024, la direttiva si può sicuramente considerare una pietra miliare che compone il processo legislativo necessario a sancire uno standard di condotta sostenibile e responsabile. La CSDDD entrerà in vigore dopo 20 giorni dalla sua pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea e gli Stati membri avranno due anni di tempo per recepirla nel diritto nazionale.
Innovativo il concetto che vede le aziende come attori centrali in grado di creare, oltre al lavoro e profitto, uno “spazio condiviso” con persone e pianeta che non possono non essere al centro dei meccanismi decisionali. Uno spazio che deve essere “amministrato” con politiche affidabili così da permettere l’avvio di un percorso di sviluppo sostenibile duraturo – sia dal punto di vista economico, tecnologico e sociale – per garantire il soddisfacimento dei bisogni di oggi, senza compromettere quelli delle generazioni future.
Nel rispetto delle normative nazionali e degli accordi internazionali, le imprese sono chiamate a creare le condizioni virtuose, proponendo modelli di sostenibilità e di resilienza in molti settori rilevanti per i diritti umani dando, così, particolare importanza all’ambiente dove operano. Avendo un'enorme capacità di creare ricchezza, posti di lavoro e reddito, potranno altresì apportare contributi rilevanti nel campo delle ricerche su innovazione e sviluppo.

Il legame tra società e imprese, dovrà mutare in modo sostanziale. E’ ormai evidente che l'evoluzione del lavoro e delle forme di occupazione, i modelli di attività economica accelerati dalla rivoluzione digitale o dai cambiamenti demografici così come la difficoltà nell’accesso all’occupazione rappresentano una sfida importante per le economie.
In un quadro così delineato e complesso, la responsabilità sociale è un fattore di performance per l'azienda, un moltiplicatore per la competitività a breve, medio e lungo termine a livello nazionale, europeo e internazionale. Le aziende che vorranno realmente competere sul mercato globale, infatti, dovranno considerare al centro della loro agenda tutti questi temi e includere tali prospettive nelle policy e nelle pratiche di responsabilità d’impresa, così da sviluppare un ruolo dinamico nell'attuazione delle loro attività, iniziative e strategie.
Già da qualche tempo, diverse imprese hanno messo in discussione il mantra del solo profitto, cercando di porre al centro dei loro percorsi strategici l’essere umano, prestando anche maggiore attenzione alla dimensione etica.
Pur nella consapevolezza che siano gli Stati i principali destinatari della tutela dei diritti umani, “duty to protect human rights”, è ormai ampiamente riconosciuto che anche le imprese hanno l’obbligo – non solo morale – di tutelarli.
La gestione responsabile dei rischi per i diritti umani e ambientali è in continuo mutamento, collocandosi al punto di intersezione tra teorie normative, la governance e gli aspetti gestionali. Il rispetto dei diritti umani e ambientali da parte delle imprese rappresenta un onere per queste ultime, ma un onere che deriva da una aspettativa ‘universale’ della comunità internazionale, impegnata ad affrontare transizioni straordinarie – dalle economie a zero carbonio, all'automazione e alla robotica, alla migrazione di massa. Di fronte a tali sfide, il benchmark sui diritti umani aziendali può rappresentare un aspetto fondamentale per spingere le aziende a svolgere pienamente il loro ruolo anche di attore capace di contribuire ad un futuro prospero e sicuro.
Questa nuova visione non poteva non essere condivisa dalle politiche comunitarie che - attraverso le risoluzioni e direttive succedutesi negli anni su detti temi e a seguito di ampio di non sempre facile confronto tra i paesi membri – hanno elaborato la Corporate Sustainability Due Diligence Directive per tracciare un percorso fondamentale a supporto degli investimenti sostenibili, per una migliore gestione dei rischi di sostenibilità e per fronteggiare i possibili impatti negativi delle imprese su persone e pianeta.
Considerata la complessità di intervento, l’approccio scelto per l’applicazione della direttiva è quello della gradualità: il periodo compreso tra il 2027 e il 2029 è il lasso temporale individuato per dare attuazione, in modo progressivo, alle nuove norme.
In estrema sintesi, nell’ arco di detti anni alle aziende si richiederà, nelle loro attività economiche, di di identificare, prevenire, mitigare e soprattutto ridurre gli eventuali “effetti negativi” prodotti dalle loro attività sull’ambiente e sui diritti umani e di rendicontare l’impatto delle loro operazioni focalizzandosi sulla divulgazione dei processi di due diligence.

Viene così definito un percorso che, partendo da standard volontari e diversificati sulla responsabilità d'impresa, si conclude con l’individuazione di obblighi per le stesse.
Esaminando i soggetti destinatari della direttiva, che sono stati al centro di un lungo dibattito tra diverse posizioni a confronto, si rileva come da una iniziale tendenza a ricomprendere tante più realtà economiche possibili, si è arrivati ad un “finale” inquadramento che vede interessate dalla normativa le grandi imprese dell'UE e extra-UE con oltre 1.000 dipendenti e con un fatturato netto superiore a 450 milioni di euro.
Ovviamente nell’alveo di un nuovo, virtuoso, assetto aziendale è previsto il sostegno ai partner commerciali di piccole e medie dimensioni per assicurarsi, anche da parte loro, il rispetto i nuovi obblighi.
Ulteriore ed essenziale onere è quello di una costante identificazione e valutazione dei potenziali impatti delle loro azioni – e di quelle dei partner commerciali - sui diritti umani e sull'ambiente attraverso una mappatura dell'intera catena del valore per evidenziare le aree soggette a rischi.
Ancora: le aziende, del rispetto dell’Accordo di Parigi sul riscaldamento globale, dovranno adottare un piano di transizione per allineare il loro modello di business e procedere con un aggiornamento dei piani di transizione climatica periodicamente ogni 12 mesi.
Dunque sempre più “Sostenibilità” al centro dell'attenzione delle aziende, un punto focale nell'agenda dei dirigenti e i leader nei prossimi anni nella certezza, ormai, di essere noi stessi “agenti geologici” capaci di influenzare i processi climatici che si manifestano così improvvisi e con una magnitudo degli impatti così alta, da ostacolare la capacità di adattamento.

In considerazione di ciò, alle imprese viene richiesto di contribuire ad un miglioramento della qualità della vita delle persone e alla tutela del pianeta e ciò attraverso pratiche socialmente responsabili possibili anche con l’adozione delle nuove tecnologie che hanno di abolito le distanze fisiche, hanno favorito l'incontro tra culture e la diffusione della conoscenza.
Nell'era dell'Intelligenza Artificiale, la costruzione della responsabilità sociale delle imprese segue un percorso che può trascendere dal tempo e dallo spazio.
Le soluzioni di tecnica regolatoria, come quella prevista dall’Unione europea tramite la direttiva CSDDD possono guidare efficacemente il progresso alla luce del rispetto dei diritti umani e dell’ambiente.


Pubblicato su Reputation Today 41/2024

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